Risarcimento danni malattia da amianto
BCM Legal Team offre consulenza per coloro che sono stati esposti all’amianto e ai familiari delle vittime.
Il team di professionisti del Bcm Legal Team offre consulenza ed assistenza a chi si è trovato, nella sua attività lavorativa od extra-lavorativa, ad essere esposto ad amianto, ed ai familiari delle vittime delle patologie asbesto-correlate. In particolare, attraverso la sua squadra di storici e ricercatori, il Bcm Legal Team è in grado di ricostruire la realtà aziendale e lavorativa, il contesto in cui è avvenuta l’esposizione, eventuali responsabilità datoriali e societarie, e di offrire la consulenza esterna dei massimi esperti italiani in campo medico e in campo di ricostruzione dello stato dei luoghi, per una valutazione ad ampio raggio della casistica.
I nostri professionisti valutano anche l’eventuale preposizione di domande nei confronti degli enti preposti, quali Inps ed Inail.
La valutazione iniziale della pratica è sempre gratuita: crediamo nella serietà della professione che svolgiamo, come crediamo nelle esigenze di Giustizia. Quindi, prima di spingere il cliente in procedimenti potenzialmente avventati, effettueremo sempre ogni valutazione ed analisi sulla fattibilità giuridica, se del caso anche per mezzo dei nostri consulenti esterni.
Che cosa è l’amianto (o asbesto)
L’amianto è un materiale di tipo minerale composto da fibre lunghe e strette, ottenuto tramite estrazione della roccia.
L’amianto possiede elevata resistenza al fuoco, al calore, agli agenti chimici e all’usura. Inoltre, ha proprietà fonoassorbenti e termoisolanti. La sua struttura fibrosa fa in mode che l’amianto abbia una notevole resistenza meccanica ma anche un’elevata flessibilità.
Il suo basso costo di estrazione unito alle molteplicità di impieghi ne ha decretato un massiccio impiego in ambito industriale ed edile. Dal 1992 il suo utilizzo è stato vietato in Italia.
A che cosa serve l’amianto
Nel settore dell’edilizia, l’amianto è stato molto utilizzato, vista la sua caratteristica di legarsi molto facilmente con i principali materiali da costruzione come il cemento (eternit), la calce o il gesso o con materiali come gomma o PVC.
Quindi via con intonaci, coperture, tubi per acquedotti e fognature, lastre, camini, cassoni, vasi, pareti e balconi, tramezzi, controsoffitti, pannelli, paratie antifuoco, pavimenti. Lo si trova in tantissimi edifici come cinema, chiese, ospedali, palestre, scuole, teatri, capannoni industriali, autorimesse, centrali elettriche e termiche.
Anche l’industria ne ha fatto largo impiego, utilizzando l’amianto nella produzione di materiali sottoposti a forte attrito come i freni e le frizioni delle auto, la produzione di guarnizioni a tenuta stagna, la coibentazione di treni, navi e autobus. L’industria tessile ha utilizzato l’amianto nella produzione di tessuti ignifughi, nastri per isolamenti elettrici e termici, ma anche nel vestiario (cachemire sintetico, grembiuli, giacche, pantaloni, guanti da forno, teli da stiro, stivali) e negli elettrodomestici (forni, asciugacapelli, ferri da stiro).
Amianto: perché è pericoloso per la salute
Come detto, l’amianto è un materiale fibroso. Questa caratteristica può comportare il rilascio nell’atmosfera delle sue fibre che, in caso di inalazione portano notevoli problemi per la salute.
Le fibre di amianto rilasciate nell’aria sono così minuscole che possono venir respirate dall’uomo e, una volta inalate, si depositano nei polmoni, ma anche in altri organi.
Una volta depositate, queste fibre, se respirate in grosse quantità, possono generare infiammazioni e in seguito anche tumori.
Malattie professionali legate all’esposizione all’amianto
Le patologie classiche più gravi dell’esposizione all’amianto riguardano:
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- l’asbestosi
- il mesotelioma pleurico
- il carcinoma polmonare (tumore ai polmoni)
- carcinoma alla tunica vaginale del testicolo
- tumori nasso-sinusali
Normativa amianto: il divieto di utilizzo
In Italia la legge n. 257 del 27 marzo 1992 ha vietato l’utilizzo di questo materiale. Tuttavia, ancora oggi continuano a registrarsi decessi derivanti dall’esposizione prolungata all’amianto: questo perché le malattie asbesto-correlate sono malattie cosiddette lungolatenti, ovvero patologie che possono insorgere anche dopo 30/40 anni.
Valutazione del rischio amianto: gli obblighi del datore di lavoro
La citata legge n. 257/92 non prevede l’obbligo di rimuovere le strutture già edificate in amianti, ma soltanto di non costruirne di nuove utilizzando quel materiale. Questo perché l’amianto è dannoso se non viene correttamente manutenuto per impedire il rilascio delle sue fibre nell’ambiente.
L’amianto rientra nella categoria delle sostanze pericolose, a cui il D.Lgs. 81/08 (Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro) dedica il Capo III del Titolo IX, dando precise indicazioni al datore di lavoro in merito ai suoi obblighi, ad esempio, nelle attività di demolizione o rimozione dell’amianto, quello di predisposizione di uno specifico piano di lavoro.
La normativa prevede che il datore di lavoro:
- esegua una segnalazione all’Autorità competente per materia e per territorio, ad esempio alla Azienda Sanitaria Locale della presenza dell’amianto in azienda
- effettui una valutazione dei rischi dovuti all’esposizione delle polveri provenienti dal minerale
- adotti misure di prevenzione e protezione adeguate a limitare il rischio e ridurre l’esposizione all’amianto e adeguate misure igieniche
- svolga periodici controlli del rispetto del limite dei valori
- formi e informi i lavoratori sulle precauzioni, le norme da rispettare e i rischi per la salute
- esegua una corretta sorveglianza sanitaria seguendo le indicazioni del medico competente
Indennizzo per esposizione amianto
Sempre la legge n. 257/92 introduce dei benefici previdenziali a favore dei lavoratori che, pur non avendo contratto malattie professionali, fossero in grado di dimostrare l’avvenuta esposizione al rischio di inalazione di polveri e fibre d’amianto.
In particolare, viene riconosciuto il diritto alla rivalutazione del periodo contributivo e del trattamento pensionistico nei confronti dei lavoratori inconsapevolmente esposti al rischio di contrarre gravi patologie correlate all’utilizzo di amianto. La legge richiede un periodo continuativo di esposizione di almeno dieci anni.
Per accedere ai suddetti benefici previdenziali è necessario ottenere, attraverso una domanda all’INAIL, l’attestazione dei periodi di esposizione all’amianto. Successivamente va inoltrata una domanda all’INPS.
Le vittime di amianto per esposizione sui luoghi di lavoro, o per esposizione diretta e indiretta, possono inoltre chiedere un risarcimento del danno al datore di lavoro.
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